Principi ed Eroi della Basilicata Antica. Immagini e segni del potere tra VII e V secolo a.C.
La mostra, organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università della Basilicata e dalla Fondazione Zetema di Matera, scaturisce da alcuni recentissimi rinvenimenti archeologici di eccezionale rilievo effettuati a Torre di Satriano (PZ) nell’ambito di una ricerca programmata e condotta dalla stessa Scuola di Specializzazione, su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
L’esposizione, prendendo spunto dalla straordinaria scoperta di una residenza monumentale del VI secolo a.C., rarissima nel panorama della Magna Grecia, vuole portare l’attenzione sulle manifestazioni del potere e i rituali che caratterizzano le élites locali in un’epoca di grandi trasformazioni nell’entroterra indigeno dell’Italia meridionale, segnata dalla fondazione di colonie greche e dal complesso sistema di relazioni, anche culturali, con le comunità indigene.
Di particolare rilievo è la complessa decorazione architettonica, contraddistinta da un fregio figurato che sintetizza in modo emblematico il mondo ideale delle élites insediate nell’Appennino lucano. Seguendo il percorso espositivo emerge con assoluta chiarezza il ruolo di queste aristocrazie guerriere che, nell’ambito di un articolato sistema di contatti con le colonie greche della costa ionica (Metaponto, Taranto) e con i Greci e gli Etruschi sul Tirreno, si rifanno ai valori etici degli eroi omerici. Gli straordinari corredi funerari pressoché coevi, rinvenuti nei centri dello stesso comparto territoriale (in particolare Serra di Vaglio, Baragiano e Ruvo del Monte) e caratterizzati da armature da parata tipiche degli opliti greci, definiscono un quadro d’insieme unitario sotto il profilo ideologico.
Aristocrazie indigene e simboli del potere
Tema centrale dell’esposizione è l’ideologia del potere delle aristocrazie italiche della Basilicata antica tra VII e VI secolo a.C. In particolare, per la prima volta sono in esposizione preziosi oggetti di straordinaria valenza evocativa provenienti dalle antiche “metropoli” delle genti nord-lucane (Vaglio, Baragiano, Torre di Satriano). Si tratta di simboli che rimandano alla forza e alle virtù guerriere e all’importanza della competizione tra guerrieri armati alla maniera degli eroi celebrati nei poemi omerici: una spada con l’immanicatura in avorio, un elmo con alto cimiero (fig. 1), un emblema di scudo con la Chimera (fig. 2), essere mostruoso a tre teste, di leone, capro e serpente, per spaventare il nemico in battaglia. Eroi del mito greco quali Eracle e Teseo sono rappresentati anche su splendidi vasi a figure nere da Baragiano, ad evocare un mondo leggendario che diventa un riferimento ideale (figg. 4-5).
Al tema della guerra eroica rimandano anche le placchette in terracotta con sfilata di carri, opliti e cavalieri, dal santuario di Saturo nel territorio della colonia spartana di Taranto, la statuetta in bronzo di oplita e i rilievi in terracotta raffiguranti un cavaliere e gli eroi omerici, Achille e Patroclo, provenienti dal santuario di Atena di Francavilla Marittima, nel territorio controllato dalla colonia achea di Sibari. Lo scudo, oggetto simbolo del combattimento oplitico, viene riprodotto in formato miniaturistico e donato alla divinità come documentato dell’esemplare proveniente dalla stipe votiva di Medma, colonia della potente città di Locri. Infine, emblematica, la sfinge in bronzo dal santuario di Hera Lacinia, dalla colonia achea di Crotone, dea armata, tutrice dell’ordine, della città e del suo spazio agrario.
Segni del cerimoniale e del lusso femminile sono un eccezionale fuso in ambra, vari pendenti in ambra raffiguranti figure del corteggio dionisiaco (satiro e menade), una parure in ambra e oro (fig. 6) e uno splendido diadema in oro (fig. 7): elementi di vesti cerimoniali, indossate per accompagnare rituali, come il matrimonio, che scandiscono il ciclo esistenziale della donna. Pesi da telaio con decorazioni rituali rimandano all’attività femminile per eccellenza, la tessitura, cui si dedicava Penelope in attesa del ritorno di Ulisse.
Su, torna alle tue stanze e pensa alle opere tue,
telaio e fuso; e alle ancelle comanda
di badare al lavoro
Odissea I, 356-358
Informazioni utili
luogo: Museo Archeologico Nazionale Dinu Adamesteanu via Serao, 11 - 85100 Potenza
inaugurazione: 18 giugno 2009
chiusura: 15 gennaio 2010
orari lunedì 14-20; martedì-domenica 9-20
costo del biglietto: € 2,50, con agevolazioni previste per i musei statali
contatti e informazioni: Lucia Elda Moliterni tel. 0971/21719 – 323209 fax 0971/323261
e-mail: luciaelda.moliterni@beniculturali.it , archeopz@gmail.com
La mostra è organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata,
dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università della Basilicata
dalla Fondazione Zetema di Matera
In collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria Soprintendenza per i Beni Archeologici della dalla Puglia Provincia di Potenza L’iniziativa rientra nel Progetto Magnifico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali