Ministero per i Beni e le Attivitą Cultua


UN GIORNO A POMPEI

Da alcuni anni è in corso la mostra itinerante “Un giorno a Pompei”, allestita con grande successo presso numerose sedi europee ed extraeuropee. Attualmente la mostra è in corso presso il Museo Victoria di Melbourne in Australia, dove è stata inaugurata il 25 giugno 2009 e da dove proseguirà con ulteriori tappe in Nuova Zelanda e Singapore.
La mostra si prefigge di offrire al visitatore un panorama generale sulle testimonianze archeologiche dell’area vesuviana, articolato in varie sezioni.
Una prima sezione riguarda i modi dell’abitare e dunque l’uso di rivestire le pareti degli ambienti con intonaco dipinto, in particolare nelle ricche domus della classe egemone, e di cui vengono presentati alcuni significativi esempi. All’interno delle case le testimonianze archeologiche dell’area vesuviana hanno consentito di individuare anche quali erano gli arredi, il mobilio, e quale era la decorazione scultorea che abbelliva le stanze, gli atri e i giardini.
Una seconda sezione è dedicata alla vita religiosa. Pompei era nell'antichità una zona di intensi traffici, in quanto occupava una posizione topografica di strategica importanza ai fini delle relazioni commerciali con altri popoli. Ciò favoriva lo sviluppo di un ambiente cosmopolita e la mescolanza di religioni diverse. Tra le divinità i Pompeiani veneravano in modo particolare Ercole, Bacco, Venere, Apollo, cui si aggiungevano le divinità della Triade Capitolina – Giove, Giunone, Minerva, e la principale delle divinità orientali, Iside.
I reperti pompeiani ed ercolanesi possono chiarire vari aspetti delle modalità del culto domestico romano dal momento che case e botteghe avevano are o edicole che ospitavano  le immagini dei lari, degli antenati e degli dei per i quali i proprietari avevano particolare venerazione. Si tratta principalmente di statuette di bronzo, talvolta adorne di materiali preziosi o, in minor misura, di marmo o di terracotta.
Una terza sezione prende in esame invece le testimonianze relative alla cura del corpo da parte degli antichi: oggetti per toeletta, specchi, contenitori per cosmetici e soprattutto i gioielli illustrano questo particolare aspetto della vita quotidiana ed attestano anche il gusto delle pompeiane per ornamenti appariscenti, secondo la moda dell’epoca.
Un quarto settore riguarda invece l’alimentazione quotidiana sulla quale, grazie alle modalità di seppellimento delle città vesuviane, gli scavi hanno restituito una vastissima documentazione: pentole di ogni forma e vasellame vario, gli utensili necessari alla cucina o a servire e consumare le vivande. In particolare vengono evidenziati due prodotti alimentari per i quali Pompei era famosa nell’antichità, il garum (la famosa salsa di pesce che costituiva uno degli ingredienti fondamentali della cucina romana) e il vino.
Sempre dall’area vesuviana provengono importanti testimonianze per la cura della salute. Con la scoperta di Pompei ed Ercolano si ebbe infatti conoscenza diretta delle attrezzature mediche e degli strumenti chirurgici, di cui si avevano precedentemente solo i riferimenti contenuti nelle opere degli scrittori latini. Un ruolo importante era tuttavia rappresentato anche dalle credenze popolari e dalla superstizione, come documentano numerosi amuleti.
Una serie di rituali erano infine legati alla morte e alla cura del defunto dopo la sepoltura. Le pratiche di cremazione, il rito attestato a Pompei nelle necropoli di età romana, si diversificavano a seconda del livello sociale del defunto e prevedevano spesso la costruzione di un monumento funebre in cui custodire l’urna contenente le ceneri e gli oggetti personali cari al defunto. Spesso il luogo della sepoltura era identificato a Pompei da un cippo a sagoma umana, la columella, usanza che  trova solo rari confronti al di fuori di questa area geografica.
La mostra, che è stata arricchita per l’attuale sede espositiva anche con alcune delle famose armi gladiatorie da parata rinvenute nel Ludo Gladiatorio di Pompei, si conclude con le ricostruzioni dei volti di alcuni pompeiani che trovarono la morte durante l’eruzione.